12 giugno 2019

Valvole e rubinetti, il futuro che non ti aspetti

Una manifattura sempre più digitale, interconnessa e aperta, in grado di lavorare su qualsiasi scala, producendo sia unità singole, con il massimo livello di personalizzazione, sia milioni di pezzi; una fabbrica sempre più vicina al cliente, agile, flessibile e rispettosa dell’ambiente.

Questo ritratto dell’industria del futuro è emerso dall’incontro “Valvole e rubinetti, il futuro che non ti aspetti - Riflessioni su trend di mercato e scenari emergenti per affrontare il business di domani, e non solo”, organizzato da Avr, l'associazione di categoria federata ad Anima-Confindustria, e Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv) in collaborazione con il Museo del rubinetto e della sua tecnologia, mercoledì 5 giugno 2019 a San Maurizio d’Opaglio (No).

«Siamo entrati da alcuni anni – ha spiegato Giorgio Ziemacki, di GZ Consultants, tratteggiando gli scenari futuri in cui dovranno sapersi muovere flessibilmente imprese e persone – nell’era “esponenziale”, in cui l’incontro di microchip e internet ha liberato una forza che sta trasformando ogni aspetto della società: i periodi di stabilità si sono abbreviati e i nuovi paradigmi subiscono cambiamenti con sempre maggior frequenza. Questa nuova era è caratterizzata da crescenti “asimmetria”, con la conseguenza che costi e benefici di un’attività non saranno più proporzionali alle dimensioni aziendali, e “complessità”, con un’economia sempre più adattiva, in cui la capacità velocità di adeguarsi al cambiamento farà la differenza. 

Come forse mai prima nella storia dell’umanità, più che una singola invenzione, come avvenuto nelle precedenti rivoluzioni industriali, questa condizione scaturisce da una convergenza di fenomeni tecnologici diversi: applicazioni digitali, studi sui materiali, intelligenza artificiale, reti in grado di collegare cose e persone si intersecano in continuazione e con estrema rapidità, creando ogni giorno nuovi strumenti, aprendo nuove possibilità di business, favorendo la nascita di nuovi modelli d’impresa e mettendo in discussione gli attuali sistemi di produzione, consumo, vendita, trasporto e spedizione».

«Per progettare il nostro futuro – ha aggiunto Ziemacki – dobbiamo prendere atto di come la tecnologia sta cambiando la nostra vita: le innovazioni stanno rimodellando gli scenari economici, sociali, culturali e umani in cui operiamo. Per le aziende la quarta rivoluzione industriale, nota come “Industria 4.0”, muterà la configurazione della catena del valore, favorirà la creazione di fabbriche intelligenti, integrerà prodotti fisici e virtuali in modo flessibile e personalizzabile e creerà nuovi modelli organizzativi e operativi.

Ma la grande diversità di questa rivoluzione sarà soprattutto l’interazione dei domini fisici (veicoli autonomi, stampa 3d, robotica avanzata, nuovi materiali ecc.), digitali (“internet delle cose”, sensori sempre più potenti, criptovalute, sharing economy ecc.), e biologici (sequenziamento del Dna, biologia di sintesi, ingegneria genetica, riproduzione del genoma ecc.). Le aziende dovranno saper coniugare la dimensione del prodotto con quelle della tecnologia e della creatività e dovranno passare dalla mera considerazione del “prezzo” a quella del “valore” di un prodotto, cercando più redditività attraverso l’aumento di quest’ultimo e dando sempre maggiore spazio alla dimensione della sostenibilità».

Di temi analoghi ha parlato, durante la sua introduzione ai lavori, anche il presidente di Cnvv, Gianni Filippa, che ha illustrato le sette principali macrodinamiche che caratterizzeranno il futuro del pianeta (demografia, “slowbalizzazione”, scarsità di risorse, dinamiche intergenerazionali, mutamenti climatici, innovazione e sostenibilità), sottolineando la sempre maggiore velocità di diffusione della tecnologia («il telefono, inventato nel 1876 e ha impiegato 35 anni per raggiungere il 25% della popolazione Usa; Facebook, inventata nel 2004, ce ne ha messi solo quattro») e ricordando le parole di Charles Darwin sul fatto che non sono le specie più forti o più intelligenti quelle che sopravvivono, ma quelle in grado di rispondere nel modo più adeguato ai cambiamenti. «Da questo punto di vista – ha osservato Filippa – le aziende di San Maurizio d’Opaglio sono un esempio concreto di questo successo e meritano tutta la nostra ammirazione per essere riuscite a coniugare, negli anni, una crescente e solida internazionalizzazione con il profondo legame che hanno sempre avuto con il loro territorio».

Ugo Pettinaroli, presidente di Avr e del Ceir, l’associazione europea dei costruttori di valvole e rubinetti, ha fornito dati aggiornati sulla produzione nazionale del comparto, che attualmente ha un fatturato aggregato intorno ai 7,5 miliardi di euro, con oltre il 60% di export e 27mila addetti complessivi, e su Avr, che raggruppa 63 aziende del settore, con oltre 15mila addetti e un fatturato di oltre 3,8 miliardi, di cui oltre il 65% diretto all'estero. «L’alleanza strategica tra Avr e Ceir – ha sottolineato Pettinaroli – è caratterizzata, tra l'altro, dalla creazione di gruppi di lavoro europei sui principali temi del settore, quali i materiali a contatto con l’acqua potabile, il cromo trivalente ed esavalente, il “Water Label”, le certificazioni e le missioni imprenditoriali all’estero».

Dopo l’illustrazione delle proposte di un “Ecobonus” per incentivare l’acquisto di rubinetti efficienti all’interno di un emendamento al “Decreto Crescita”, della richiesta di chiarimento alla Commissione europea per ottenere l’esclusione dal campo di applicazione delle direttive Ue sulla concentrazione massima di piombo di tutte le apparecchiature utilizzate negli impianti di approvvigionamento e scarico acqua potabile, acque di servizio, impianto termico, raffrescamento e trasporto gas e del nuovo progetto editoriale per celebrare i 100 anni della rivista “L’industria Meccanica” attraverso un portale multimediale in italiano e in inglese, ha preso la parola l’economista Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison, che ha analizzato la situazione dell’Italia, sottolineando come sia fondamentale, per ridare slancio alla sua crescita, il rilancio degli investimenti pubblici in infrastrutture e ricerca.

«Da quando esiste l’euro – ha spiegato Fortis – nel triennio 2015-17 il Pil italiano è cresciuto di più che nei precedenti trienni e lo ha fatto a consumi reali della pubblica amministrazione invariati e senza apporto dell’edilizia. Ciò è stato possibile grazie a politiche economiche efficaci che, utilizzando anche la flessibilità accordata all’Italia dall’Europa sui conti pubblici, hanno riguardato la redistribuzione del reddito e l’alleggerimento fiscale, i consumi delle famiglie, l’occupazione e gli investimenti delle imprese. La combinazione di 80 euro, Jobs Act e decontribuzioni è stato il mix più efficiente di sostegno al ceto medio e all’occupazione degli ultimi tre decenni. Nello stesso tempo, il super-ammortamento e il Piano Industria 4.0 hanno rappresentato la politica industriale più incisiva degli ultimi tre decenni».

Fortis ha proseguito mostrando come nel triennio 2015-17 l’Italia abbia per la prima volta visto una crescita del Pil pro-capite uguale alla Germania e superiore alla Francia, la massima crescita dei consumi totali delle sue famiglie, una crescita dei consumi pro-capite delle famiglie per la prima volta superiore a Germania e Francia, il record storico dei suoi investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, una crescita della domanda interna privata (data dalla somma di consumi delle famiglie e investimenti tecnici delle imprese) escluse le costruzioni per la prima volta uguale alla Germania e superiore alla Francia, oltre alla massima crescita degli occupati di cittadinanza italiana, con un forte incremento dei posti di lavoro a tempo indeterminato.

«Per tornare a crescere – ha concluso – l’Italia deve ampliare gli 80 euro, ridurre il cuneo fiscale, rendere strutturale il super-ammortamento e potenziare il Piano Industria 4.0, accrescendo anche gli investimenti per la formazione. Si devono potenziare gli istituti tecnici per garantire una offerta di lavoro specializzata, avviare una riforma strutturale e la digitalizzazione della pubblica amministrazione, assicurare alle regioni del Mezzogiorno un regime fiscale più favorevole per le assunzioni a tempo indeterminato e per gli investimenti delle imprese e rilanciare gli investimenti pubblici, concordando con la Ue un loro scorporo dal calcolo dei deficit nel quadro di una revisione complessiva dei parametri fiscali attuali».

12.06.2019

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