L’Unione europea ha garantito una pace duratura in tutto il nostro continente e ha unito i cittadini europei attorno ai valori fondamentali dei diritti umani, della democrazia, della libertà, della solidarietà e dell’uguaglianza. È stata decisiva nel rendere lo stile di vita europeo quello che è oggi. Ha favorito un progresso economico e sociale senza precedenti con un processo di integrazione che favorisce la coesione tra Paesi e la crescita sostenibile. Continua a garantire, nonostante i tanti problemi di ordine sociale, benefici tangibili e significativi, nella comparazione internazionale, per i cittadini, i lavoratori e le imprese in tutta Europa.
Gli interessi economici nazionali, oggi, possono essere perseguiti, in una dimensione continentale, solo attraverso politiche europee. Di fronte ai giganti economici, i paesi europei presi singolarmente, avranno sempre minore peso politico ed economico.
Stiamo affrontando enormi sfide, una globalizzazione senza regole, il risorgere di nazionalismi, tensioni internazionali, ridefinizione delle relazioni Ue-Regno Unito, migrazioni, disoccupazione, prospettive per il futuro dei nostri giovani, cambiamenti climatici, trasformazione digitale, crescita costante delle diseguaglianze economiche e sociali.
Perché la risposta non è battere in ritirata, ma rilanciare l’ispirazione originaria dei Padri e delle Madri fondatrici, l’ideale degli Stati Uniti d’Europa.
Per queste ragioni esortiamo i cittadini di tutta Europa ad andare a votare alle elezioni europee dal 23 al 26 maggio 2019 per sostenere la propria idea di futuro e difendere la democrazia, i valori europei, la crescita economica sostenibile e la giustizia sociale.
Unire persone e luoghi
Si tratta di rafforzare le maglie del tessuto connettivo dell’Unione europea attraverso:
- Il potenziamento delle politiche di coesione economiche, sociali, territoriali nell’ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021/2027.
- Il potenziamento degli strumenti di studio e di lavoro all’estero, offrendo la possibilità ad ogni adolescente europeo tra i 15 e i 17 anni di passare 15 giorni in un altro Paese dell’Unione. Per il mondo del lavoro va sviluppato l’Apprendistato Europeo associato al conseguimento di un titolo di studio comunitario, progettato su standard condivisi, per permettere ai giovani di formarsi in una sorta di “Erasmus in azienda”, sviluppando oltre a nuove competenze tecniche, anche capacità linguistiche, consapevolezza e coscienza europea.
- Un Piano straordinario per gli investimenti in infrastrutture e in reti che rappresentano un forte elemento di inclusione perché uniscono territori, città, paesi, assicurando sviluppo, occupazione e coesione sociale. I maggiori investimenti devono essere orientati a promuovere un modello di crescita e di vita socialmente responsabile e ambientalmente sostenibile, rispettoso dell’equilibrio naturale e meno energivoro, puntando a obiettivi di riduzione delle emissioni nocive e di riconversione modale, secondo i principi e gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 15 dicembre 2015.
Per finanziare il piano straordinario di investimenti proponiamo di ricorrere a:
- Eurobond per la crescita: emissioni di titoli di debito europei, “garantiti” da un capitale iniziale versato dai Paesi membri. Nel medio-lungo termine, il debito verrebbe rimborsato con il gettito di nuove imposte gestite a livello europeo che andrebbero a sostituire imposte nazionali. A titolo esemplificativo, un debito europeo del 3% del Pil genererebbe 350 miliardi di euro di risorse addizionali.
- Esclusione della spesa nazionale di cofinanziamento dei progetti europei dai vincoli del Patto di Stabilità e Crescita.
Dotarsi degli strumenti per competere nel nuovo contesto globale
“America first”, la “Nuova via della seta”, la polarizzazione dei baricentri economici e degli equilibri geopolitici esigono un deciso rafforzamento degli ormeggi europei. Per questo riteniamo urgente:
- Il completamento del mercato unico: dal mercato dei capitali, decisivo per il rilancio dell’industria europea, che rimane estremamente frammentato; al mercato digitale, che è ancora presidiato da 28 sistemi di regole diversi e non permette alle aziende europee di raggiungere dimensioni comparabili a quelle americane; al mercato dell’energia, le cui importazioni rappresentano un quinto delle importazioni del continente e il cui costo rimane decisamente alto nella comparazione internazionale.
- Una politica industriale europea con due obiettivi prioritari: migliorare la competitività, stimolando gli investimenti in ricerca e innovazione per rilanciare la leadership industriale europea e affrontare le sfide della trasformazione digitale e della sostenibilità ambientale, rafforzare la contrattazione e la partecipazione nelle imprese come fattore competitivo e condizione del lavoro di qualità; rivedere le regole sulla concorrenza, per creare dei veri campioni europei che diventino attori globali in grado di competere con i colossi americani e asiatici.
- Una effettiva politica estera comune capace di esprimere il peso politico internazionale dell’Unione, potenzialmente ben maggiore rispetto alla somma dei pesi dei singoli paesi. Nel 2030 solo tre stati membri europei resteranno tra i primi otto paesi al mondo per livello di Pil e nel 2050 solo la Germania. Considerando l’aggregato Ue, il terzo posto è confermato al 2030 dopo Cina e Usa e il quarto nel 2050 dopo l’India. Ciò significa che tutti gli stati europei presi singolarmente sono marginali. Solo un’Europa politicamente unita può aspirare ad avere un ruolo nella governance economica mondiale contribuendo alla convergenza multilaterale e alla stabilità globale.
- Un rafforzamento istituzionale che assicuri il primato del Parlamento europeo e renda il modello di governance più efficace, anche attraverso un trasferimento di sovranità.