La percentuale di italiani che bevono l’acqua del rubinetto si è stabilizzata intorno all’80% negli ultimi dodici mesi, segno di un cambio di abitudini sempre più radicato nella popolazione. Lo svela l’indagine periodica svolta da Open Mind Research per Aqua Italia, l’associazione costruttori trattamento acque primarie federata Anima Confindustria. In particolare, a dichiarare di berne “sempre/spesso” è il 48,5% del campione: negli ultimi nove anni il consumo generale risulta essere cresciuto notevolmente, passando da una percentuale di 71,8% a quella attuale di 80,8%.
Se il ricorso all’acqua di rete è ormai consolidato in gran parte della popolazione, la distribuzione dei consumatori non è omogenea sul territorio nazionale. Secondo i dati raccolti, nell’ultimo anno i frequent user si concentrano nell’area del Nord Est ed Emilia-Romagna, mentre le percentuali più basse di utilizzo dell’acqua di rete vengono registrate al Sud e nelle Isole. Tra le ragioni che spingono le persone a scegliere l’acqua del rubinetto, al primo posto si colloca il fattore della comodità, seguito dall’attenzione all’ambiente. Assume sempre più rilevanza anche il fattore del risparmio economico.
Il presidente di Aqua Italia, Lorenzo Tadini, commenta «I risultati raccolti fanno ben sperare e sono il segno di una sempre maggiore attenzione degli italiani rispetto alla risorsa idrica, ma ricordiamo che l’Italia detiene in Europa il primato per il consumo di acqua in bottiglia, con l’impatto sull’ambiente che questa abitudine comporta. Resta quindi molto importante continuare a sensibilizzare i cittadini a migliorare le proprie abitudini, e il primo passo che tutti possiamo compiere è utilizzare l’acqua a km zero di ottima qualità che il sistema nazionale mette a nostra disposizione. È qui – prosegue Tadini – che le tecnologie per affinare l’acqua possono giocare un ruolo importante avvicinando i cittadini al consumo dell’acqua di rete, grazie all’azione che ne migliora la gradevolezza al gusto e all’olfatto, ne modifica caratteristiche come temperatura o effervescenza e riduce ove necessario la concentrazione di calcare».
Secondo l’indagine di Aqua Italia, quasi il 40% degli italiani oggi possiede un sistema filtrante, con un’impennata del +19% rispetto al 2021. La soluzione più diffusa sono le caraffe filtranti, seguite dai sistemi con filtro l’eliminazione del cloro e di altre sostanze indesiderate. Risale la diffusione di apparecchi con sistemi a osmosi inversa. Tra i frequent user, più di un consumatore su due possiede almeno una soluzione filtrante e di affinaggio, e la percentuale sale al 74% laddove il capofamiglia sia un giovane appartenente alla fascia 18-34 anni: un dato da ricondurre anche alla più diffusa sensibilità ai temi ambientali tra i più giovani.
I risultati dell’indagine sono stati presentati da Aqua Italia, alla presenza del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, durante lo speech “Acqua e salute. PSA, nuovi inquinanti e nuove filiere di trattamento” presso il Festival dell’Acqua promosso e organizzato da Utilitalia in collaborazione con Publiacqua S.p.A. e Confservizi Cispel Toscana (Firenze, 24-26 settembre), a cui Aqua Italia ha partecipato come partner sostenitore insieme alle altre associazioni che in ANIMA rappresentano le tecnologie per un uso efficiente e sostenibile dell’acqua: Acism (strumenti di misura), Assopompe (pompe), Avr (valvole e rubinetti).