In base alle ultime stime del Cresme, elaborate a partire dall’andamento del mercato delle costruzioni e dai dati di bilancio delle imprese specializzare nell’installazione impiantistica, raccolti nel database Eurostat sulla competitività delle imprese (fatturati, ricavi, volume d’affari, etc.), il 2024 si è chiuso con una nuova flessione del mercato degli impianti in Europa. Il valore della produzione è sceso a 603 miliardi di euro, il 2,1% in meno di quanto si registrava nel 2023 (a valori costanti 2023). Questo risultato conferma il calo avviato nel 2023 (-0,6%), che aveva interrotto un trend di crescita sostenuta che, al di là della battuta di arresto dell’anno pandemico, proseguiva dal 2014.
Nonostante la flessione, il comparto continua ad aumentare la sua quota sul volume d’affari complessivo delle costruzioni; anche nel 2024, infatti, l’output lordo aggregato delle costruzioni ha registrato un calo maggiore (-2,5%), facendo salire ulteriormente la quota dell’impiantistica sul totale, che ha superato il 27,3% (era il 25,9% nel 2019).
Sia per l’anno in corso, sia per il 2026, la previsione – che si basa su ipotesi di stabilizzazione e ripresa delle costruzioni in Europa, grazie, soprattutto, alla spinta dalle opere del genio civile - è di un progressivo recupero del volume d’affari. Il valore della produzione in ambito impiantistico è atteso infatti crescere dello 0,6% quest’anno (in linea con le previsioni per gli investimenti) e di accelerare all’1,8% nel 2026 (+2,0% la previsione per le costruzioni aggregate).
In coerenza con i rapporti degli anni passati, questi dati fanno riferimento alla UE-24 più la Norvegia e il Regno Unito e includono: installazioni elettriche, installazione di impianti per la climatizzazione, impianti idraulici e altri impianti per l’edilizia, oltre alla costruzione di impianti per le telecomunicazioni, impianti per la produzione e distribuzione di energia elettrica e impianti idrici.
In chiave storica, prima della pandemia, il trend di crescita dell’impiantistica in Europa è stato robusto; tra 2014 e 2019, riqualificazione energetica, investimenti in impianti FER, integrazione sempre più stretta tra impianto ed edificio e sviluppo infrastrutturale, specialmente nell’est europeo, avevano alimentato lo sviluppo del comparto. Dopo la flessione dell’anno pandemico, con un calo della spesa impiantistica comunque inferiore rispetto a quello registrato per gli investimenti aggregati (-1,8% contro il -4,7%), il mercato si è rapidamente riallineato al trend precedente, chiudendo il biennio 2021-2022 con una crescita media annua superiore al 5%. In seguito, a causa del deflagrare della crisi energetica e dell’aumento dei costi di finanziamento, le principali economie europee hanno sofferto il deterioramento del clima di fiducia, che si è tradotto, nel settore delle costruzioni, in una dinamica di forte rallentamento degli investimenti, specialmente in ambito di edilizia residenziale.
Il ridimensionamento del mercato delle costruzioni, dovuto principalmente alla crisi immobiliare che ha colpito Germania, Regno Unito, Francia e Svezia, e all’esaurimento della spinta della riqualificazione incentivata (es. Italia), si è riflesso anche sull’impiantistica, che ha tuttavia registrato dinamiche migliori di quelle generali, anche grazie all’espansione degli investimenti in infrastrutture che, nel complesso dei paesi considerati, non si è arrestata nemmeno nel 2024 (+1,3%, contro il -5,2% dell’edilizia residenziale e il -1,0% di quella non residenziale).
In prospettiva, nel biennio di previsione la crescita della spesa in opere di ingegneria civile continuerà a sostenere il mercato degli impianti, in particolare negli ambiti delle telecomunicazioni, delle opere idriche e del comparto energetico; l’attesa ripresa del settore residenziale è attesa solo per il 2026, ma con ampi margini di incertezza dovuti allo scenario di sviluppo del mercato del credito. Più ottimistiche sono le previsioni per gli investimenti in edilizia non residenziale, in particolare nell’ambito pubblico (edilizia scolastica e sanitaria) e commerciale.
A livello di macroarea, nel 2024 il mercato impiantistico ha tenuto soltanto nel Sud Europa, nonostante le conseguenze del calo strutturale della spesa in riqualificazione in Italia, e grazie alla resilienza del mercato spagnolo. Nelle altre aree, il calo è stato generalizzato, con maggiore intensità nei paesi dell’Est Europa e nell’Europa Centrale. Va sottolineato che, almeno fino al 2022, il mercato impiantistico nei paesi dell’Est europeo (Bulgaria, Polonia, Romania, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Croazia, Slovenia e Slovacchia) aveva registrato una crescita sostenuta, paragonabile a quella osservata nei paesi mediterranei (in particolare Italia e Spagna), ma, in questo caso, trainata dallo sviluppo infrastrutturale e da un mercato edilizio orientato alla nuova costruzione. Al contrario, la crisi del mercato residenziale in Germania, nei paesi del Nord Europa (Regno Unito incluso) aveva già determinato, a partire dal 2023, una rapida flessione dell’output lordo complessivo delle imprese di installazione, una tendenza che si prevede proseguirà anche nel 2025, almeno per quanto riguarda l’Europa Centrale.