Gli Stati Uniti rappresentano da diversi anni una delle mete preferite della meccanica italiana: se nel 2019 erano al primo posto, nel 2020 l’export verso gli Usa dei prodotti rappresentati da Anima Confindustria è sceso al secondo posto (dietro la Germania) con un valore di 2,64miliardi di euro di esportazioni.
Ora, in seguito al nuovo piano economico e infrastrutturale approvato dalla presidenza Biden, si prevedono nuove opportunità per l’industria meccanica, grazie al disegno di legge che prevede un massivo ammodernamento delle infrastrutture pubbliche e private. Il 10 agosto 2021, il Senato degli Stati Uniti ha infatti approvato l’Infrastructure Investment and Jobs Act. Il disegno di legge prevede $550 miliardi di nuove spese, all’interno di un piano da 1,2 trillion, che riautorizza programmi di spesa già esistenti.
«Nel settore della meccanica e delle infrastrutture in generale, se togliamo le principali città, gli Stati Uniti hanno molti passi avanti da fare» dichiara Fabio Marazzi, senior managing partner di Marazzi & Associati - Anima Desk Usa, il servizio dedicato all’internazionalizzazione negli Stati Uniti rivolto alle aziende associate Anima.
Il nuovo piano è costituito da prestiti a fondo perduto erogati dal Governo Federale - nelle sue varie declinazioni - ai singoli Stati federali, a valere su alcuni progetti. Gli Stati realizzano poi dei tender, dei bandi di gara, finalizzati alla riqualificazione delle infrastrutture locali.
Come afferma Andrea Noris, senior associate di Marazzi & Associati, «Queste grandi opere strutturali avranno un capocommessa importante, che si trascinerà una grandissima filiera di fornitori. Bisogna capire come il governo statale utilizzerà i fondi – prosegue Noris – ma sono sicuramente una leva di accelerazione per l’avanzamento di un paese che a livello di infrastrutture non è così moderno come pensiamo».
Le opportunità sono importanti per il settore manifatturiero e meccanico italiano, da cogliere a seconda delle linee di finanziamento e di comando della commessa che viene attribuita. Per quanto riguarda le possibilità di adesione ai tender, Fabio Marazzi spiega che «di norma, non essere statunitense non è una condizione che esclude dalla partecipazione ai bandi, ma la tendenza è di proteggere le aziende e i prodotti locali. Certamente c’è una grande apertura degli Stati nei confronti degli investitori stranieri che intendono aprire una sede sul loro territorio; l’imprenditore viene accolto a braccia aperte, e il prodotto fabbricato localmente rispetta la compliance del “Buy American product”».
Oltre al rinnovo delle infrastrutture, il governo centrale ha predisposto un fondo di 3 miliardi di dollari per lo sviluppo di materiale elettrico, 3 miliardi per il riciclo delle batterie, oltre a fondi per la lavorazione dei metalli e per lo sviluppo del settore dell’idrogeno. Nel piano infrastrutturale, al momento, è prevista la realizzazione di un codice di efficienza energetica e ci sono finanziamenti per effettuare audit di efficientamento energetico degli edifici.
Ugo Pettinaroli, amministratore delegato e Ceo della Pettinaroli SpA (associata Avr/Anima Confindustria), racconta la sua esperienza in seguito all’apertura di una filiale negli Stati Uniti: «Dal momento che abbiamo sia una sede logistica, distributiva, sia una sede di assemblaggio nel Michigan, i prodotti della Pettinaroli sono considerati made in Usa. Questo ci permette di essere conformi al “Buy American Act” sui lavori strategici all’interno di ospedali, scuole e altre infrastrutture». Sulle differenze tra la precedente amministrazione e quella attuale, «è doveroso citare la riduzione della Corporation Tax dal 35% al 21% - l’attuale governo vuole portarla al 28% - che ha dato grande impulso all’industria e possibilità di autofinanziamento. L’amministrazione Biden sta invece cercando di dare un grande impulso all’energia pulita, ma sarà un processo lungo e faticoso. Questo tentativo di transizione energetica può rappresentare un’ulteriore grande opportunità per la meccanica italiana ed europea».