Negli ultimi anni, l'industria meccanica italiana ha affrontato sfide significative legate alle materie prime, con oscillazioni continue dei prezzi e difficoltà nel reperimento dei materiali necessari per la produzione: dinamiche puntualmente razionalizzate e monitorate dal Focus Materie Prime, l’osservatorio congiunturale di Anima Confindustria. Una situazione che ha messo a dura prova le aziende del settore, costringendole a rivedere le proprie strategie di approvvigionamento e a cercare soluzioni innovative per garantire la continuità operativa. Da diversi mesi la situazione sembra essersi stabilizzata, ma le tensioni commerciali e geopolitiche correnti sono destinate a ripercuotersi, con effetti per il momento difficilmente decifrabili, sul comparto manifatturiero.
Il presidente di Anima Confindustria, Pietro Almici, ha commentato la situazione attuale: «L’instabilità dei mercati internazionali e i costi energetici rischiano di abbattersi sulle imprese della meccanica italiana e sulle marginalità aziendali. È pertanto necessario e urgente adottare politiche, soprattutto a livello europeo, tali da sostenere sia la stabilità dei mercati, sia da incentivare gli investimenti nelle filiere produttive nazionali e locali - come già evidenziato nel Manifesto della Meccanica 2025 presentato al ministro Adolfo Urso. Sul versante energetico è d’altra parte di fondamentale importanza assicurare il supporto allo sviluppo delle tecnologie in grado di contribuire al risparmio energetico, investendo nei campi della produzione di idrogeno e di energia nucleare. Solo attraverso una collaborazione tra le istituzioni, il settore pubblico e il settore privato potremo affrontare efficacemente le difficoltà correnti e garantire un futuro sostenibile all'industria e ai cittadini».
Secondo l’analisi di Achille Fornasini, Università degli Studi di Brescia e coordinatore del Focus Materie Prime di Anima Confindustria: «Sebbene l’aggressività daziaria di Trump risulti temporaneamente attenuata, gli effetti sui mercati delle commodity sono già evidenti: tra le ricadute più significative, peraltro già colte dalle agenzie internazionali di rating, spicca l’attesa di una contrazione della crescita globale indotta dalla diminuzione della produzione industriale, a sua volta generatrice della domanda mondiale di materie prime basilari, di semilavorati e di manufatti».
«Uno scenario che implica dunque – prosegue Fornasini – l’attesa di una generalizzata depressione dei prezzi delle materie prime provocata non solo dalla minor pressione della domanda sui prezzi dei materiali, ma anche dall’aumento dell’offerta indotto dalla maggiore disponibilità di commodity come diretta conseguenza del probabile calo delle esportazioni verso gli Stati Uniti e del contestuale incremento dell'offerta sui mercati internazionali. Ciò non significa che l’eventualità di un futuro rialzo delle quotazioni sia da escludere totalmente, ma che le probabilità che ciò accada sono inferiori a quelle associate agli scenari prospettati nel secondo semestre 2024 e nel primo trimestre di quest’anno».