Libro bianco settore della finitura

Il Libro bianco a firma delle associazioni Ucif e Poliefun studia un campione composto da più di 200 imprese.

L’analisi ha disaggregato le singole determinanti (economica, patrimoniale e finanziaria) per segnalare lo stato di salute del comparto. L’Italia è il settimo esportatore mondiale di impianti di finitura e vanta la quarta posizione nella bilancia commerciale con l’estero di settore. 

La fotografia della finitura che il Libro bianco restituisce è quella di un’industria molto dinamica in costante adattamento al mercato e alle richieste dei clienti. Le imprese perseguono un vantaggio competitivo basato sulle caratteristiche tecnologiche del prodotto e sui servizi complementari. Nei prossimi tre anni si prospetta un incremento della gamma dei prodotti offerti, il lancio di nuovi servizi, ma anche la reingegnerizzazione di alcuni processi specifici. 

L’innovazione tecnologica si muove in due direzioni:

  • la creazione di impianti che permettano di avere un elevato risparmio energetico 
  • un’innovazione che si relaziona con le esigenze del cliente per fare in modo che l’impianto si inserisca perfettamente nel processo utilizzato dal cliente. 

Il valore della produzione è nettamente cresciuto rispetto al 2016 (+8,3%) e per il 2018 si prevede un valore di produzione in ulteriore crescita (+3,8%).

Le esportazioni sono aumentate (+8,7%) rispetto al 2016 e si prevedono in crescita anche nel corso del 2018 (+5,4%) nonostante un mercato importante come quello russo, negli ultimi anni sia diventato molto meno accessibile a causa delle sanzioni economiche internazionali.

L’occupazione nel 2017 è rimasta invariata e si prevede rimarrà stabile anche nel corso del 2018. Nel complesso per il 2018 resiste un certo ottimismo, confermato anche dalle previsioni sugli investimenti che sono già aumentati nel 2017 (+14,3%) trainati soprattutto dai provvedimenti che riguardano l’innovazione costituita da “Industria 4.0” e si prevede possano aumentare ulteriormente nel 2018 (+10,9%).

Negli ultimi tre anni diverse imprese associate hanno acquisito società straniere. Motore di tali scelte è spesso il bisogno di innovazione tecnologica che richiede ingenti investimenti cui solo le risorse finanziarie di un gruppo o di una multinazionale possono provvedere.

Le imprese di maggiore dimensione sembrano vantare un primato per la redditività, ma non riescono ad ottenere marginalità significativamente migliori rispetto alle altre. Le microimprese soffrono soprattutto per la maggiore volatilità dei risultati.

La produttività è rimasta stabile, e solo le imprese degli impianti di verniciatura sembrano essere riuscite ad ottenere miglioramenti sulla gestione del capitale circolante.

La situazione patrimoniale si mantiene invece in media molto solida, con bassi livelli di indebitamento e buoni valori di liquidità. La centralità che l’internazionalizzazione occupa ogni anno di più nella quotidianità delle imprese aiuta ad aumentare i potenziali clienti, rafforzare il proprio brand e incrementare la possibilità di apprendere tecnologie utilizzate in mercati nuovi e provare ad applicarle nel mercato italiano.

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