Le tecnologie dell’industria meccanica come risposta alla decarbonizzazione

16.05.2023

All’Assemblea pubblica di Anima, Massimo Beccarello (Confindustria) e Alberto Zerbinato (UCC) analizzano lo scenario per la manifattura e il ruolo dell’idrogeno

La crisi energetica derivata dal conflitto russo-ucraino ha portato al centro dell’attenzione europea la necessità di ridiscutere i modelli di approvvigionamento energetico, ricorrendo a fonti alternative ai combustibili fossili per guadagnare una sempre maggiore indipendenza energetica. Uno scenario in cui le fonti rinnovabili e “pulite” rivestono un ruolo di importanza primaria, rappresentando una possibile risposta al problema delle fonti energetiche e, al contempo, ai fondamentali obiettivi di transizione sostenibile e decarbonizzazione.

Tra i fattori abilitanti per perseguire la decarbonizzazione del sistema energetico, l’Unione europea ha indicato il vettore energetico idrogeno, individuando tra le priorità a livello comunitario l’esigenza di sviluppare la domanda di idrogeno nei diversi settori e di favorirne l’uso nei comparti dove l’impiego diretto dell’energia elettrica da fonte rinnovabile non è possibile, come l’industria hard to abate e il trasporto pesante.

L’industria meccanica è uno dei comparti più significativi nel necessario processo di decarbonizzazione, e proprio al tema dell’apporto che la manifattura può portare a questa causa è stato dedicato, durante l’Assemblea pubblica di Anima Confindustria “Condividere le esperienze per crescere”, il panel “Le tecnologie dell’industria meccanica come risposta alla decarbonizzazione” che ha ospitato gli interventi di Massimo Beccarello, responsabile coordinamento Energia e Ambiente Confindustria, e Alberto Zerbinato, amministratore delegato di ICI Caldaie e presidente di Ucc.

«Per raggiungere gli obiettivi europei di carbon neutrality indicati dalle linee della Commissione europea con il pacchetto Fit for 55, la spesa complessiva che si richiede all’Italia è stimata in 1.100 miliardi di euro» ha commentato Beccarello. Da uno studio di Confindustria-Rse dell’Università Milano Bicocca sui costi e i benefici della transizione verde, risulta infatti che il nostro paese debba stanziare, da qui al 2030, circa 140 miliardi di euro all’anno. Numeri difficilmente traducibili in realtà, che fanno riflettere sulla necessità di pianificare una trasformazione che sia economicamente sostenibile per il sistema paese e per le imprese.

«La politica di decarbonizzazione è una grande opportunità per l’industria italiana, che potrà trarre importanti benefici in termini di crescita, riduzione della bolletta energetica, minori emissioni. Serve il massimo impegno per avvicinarsi il più possibile agli ambiziosi obiettivi prefissati, riducendo le emissioni di gas serra e incrementando la produzione di tecnologie per il raggiungimento della neutralità climatica. Una causa a cui può contribuire la nascente filiera dell’idrogeno. Ma affinché questi obiettivi siano raggiungibili serve attuare delle politiche industriali solide e attente». Conclude Beccarello «La sfida della decarbonizzazione deve diventare una sfida per lo sviluppo. Per realizzare ciò, gli obiettivi devono necessariamente integrarsi con la realtà industriale».

Sulla filiera dell’idrogeno si è soffermato Alberto Zerbinato, in Anima presidente di UCC (Unione Costruttori Caldareria) e AD di ICI Caldaie «Da alcuni anni la nostra azienda ha iniziato a lavorare sulla produzione di idrogeno, instaurando rapporti di collaborazione con altre imprese per sviluppare nuove idee e progetti, collaborando con Enea e varie università. Ad oggi, l’idrogeno è ancora una sfida, ma anche una grande opportunità. Per questo abbiamo inaugurato nel 2020 il GET Anima Idrogeno, con lo scopo di fare rete unendo conoscenze ed esperienze, nell’ottica di incrementare la competitività dell’industria meccanica italiana all’estero. Un’opportunità di collaborazione preziosa che le realtà come Anima offrono alle imprese».

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