La sfida del Green New Deal lanciata dalla Commissione Europea per decarbonizzare l’Europa prevede che il progetto sarà finanziato da fondi pubblici e privati per un totale di 1.000 miliardi di euro destinati a incentivare l’uso di fonti rinnovabili, tra cui l’idrogeno.
La maggior parte di utilizzo interesserà il settore dei trasporti pesanti, il riscaldamento residenziale e alcuni processi industriali come la raffinazione e le lavorazioni che richiedono elevate temperature, dove attualmente si utilizza l’idrogeno grigio, ricavato dal gas naturale.
The European House-Ambrosetti e Snam hanno stimato che se nel 2050 almeno il 23% del fabbisogno energetico italiano fosse soddisfatto dall’idrogeno, l’industria potrebbe ridurre le emissioni di anidride carbonica del 28%.
Snam si è portata avanti per provare a raggiungere lo scopo. La società infatti gestisce una delle reti più estese di gasdotti in Europa, della lunghezza di 33.000 chilometri. Il vantaggio rappresentato dall’idrogeno è la possibilità di essere trasportato in questi gasdotti senza costruirne di nuovi. Il progetto di Snam ha raggiunto i primi successi: a Contursi Terme, l’idrogeno ha viaggiato tra il 5 e il 10% insieme al metano per rifornire un pastificio e un’azienda di imbottigliamento.
A differenza dei tubi, le criticità da risolvere si trovano nella componentistica. Sono molte le aziende italiane che stanno investendo per adeguare tecnologie come valvole e stazioni di immissione. Risolti questi problemi l’Italia potrebbe diventare il distretto principe del Mediterraneo e avere un ruolo chiave nella gestione del trasporto dell’idrogeno attraverso gasdotti o il trasporto marittimo e ferroviario. Nel comparto del trasporto pesante, in Germania è attivo da anni un treno a idrogeno.
I due-terzi delle polveri sottili presenti nell’aria derivano da impianti di riscaldamento domestico. Nel 2019 nel nostro paese è stata brevettata una caldaia a idrogeno, mentre in Olanda è stata installata con successo in un condominio. Nel Regno Unito invece, l’obiettivo sarà riuscire a montare 400 caldaie alimentate a idrogeno.
Per quanto riguarda la produzione di idrogeno mondiale, il 48% è ottenuto attraverso lo steam reforming, una reazione tra metano e vapore acqueo per ottenere syngas, una miscela altamente infiammabile costituita da monossido di carbonio e idrogeno. Questa sostanza viene utilizzata nelle raffinerie, ad esempio nella fase centrale della produzione di petrolio sintetico, o per ricavare l’ammoniaca.
Nell’industria siderurgica per abbattere le emissioni inquinanti, alcune aziende utilizzano nei forni preriscaldati la fusione a ossicombustione. Questi forni, nella lavorazione dell’acciaio, grazie a una combustione di idrogeno al 100%, hanno rilasciato nell’atmosfera solo vapore acqueo e la qualità del prodotto finito non è stata minimamente intaccata.
Un altro materiale che può essere trattato con l’ossicombustione è il vetro: a differenza dell’acciaio però, il forno viene alimentato con una miscela di syngas. Il passo finale sarà utilizzare solamente idrogeno, in modo tale da rendere il prezzo più competitivo.