Data act, cosa sono i dati del “servizio correlato”

15.07.2024

Entrato in vigore nel gennaio 2024, il Data Act porta con sé grandi cambiamenti per i cittadini e le imprese, rivoluzionando la gestione di ciò che oggi è considerato il bene più prezioso negli scambi economici: i dati, appunto. Obiettivo del Regolamento è quello di introdurre misure stringenti per tutelare i dati e regolamentare il possesso e la cessione di questi ultimi in un’ottica di crescente trasparenza, riconoscendone così l’enorme importanza.

Secondo la definizione riportata nel Regolamento, «I dati rappresentano la digitalizzazione delle azioni e degli eventi degli utenti e dovrebbero pertanto essere accessibili all’utente. Le norme per l’accesso ai dati provenienti da prodotti connessi e servizi correlati e per il loro utilizzo ai sensi del presente regolamento riguardano sia i dati del prodotto sia i dati del servizio correlato».

Resta quindi da comprendere che cosa si intende per “servizio correlato”. Secondo quanto si legge nel XV considerando, «Con il termine “dati del prodotto” si fa riferimento ai dati generati dall’uso di un prodotto connesso e progettati dal fabbricante in modo tale che un utente, il titolare dei dati o terzi, compreso se del caso il fabbricante, possano reperirli dal prodotto connesso. Con il termine “dati del servizio correlato” si fa riferimento ai dati che rappresentano altresì la digitalizzazione delle azioni o degli eventi degli utenti relativi al prodotto connesso e che sono generati durante la fornitura di un servizio correlato da parte del fornitore».

A titolo di esempio, vengono menzionati i dati relativi all’ambiente o alle interazioni del prodotto connesso, con la specifica che «Ciò dovrebbe comprendere i dati sull’uso di un prodotto connesso generati da un’interfaccia utente o tramite un servizio correlato e non dovrebbe limitarsi all’informazione relativa al fatto che tale uso è avvenuto, ma dovrebbe comprendere tutti i dati generati dal prodotto connesso a seguito di tale uso, ad esempio i dati generati automaticamente da sensori e i dati registrati da applicazioni incorporate, incluse le applicazioni indicanti lo stato dell’hardware e i malfunzionamenti».

È interessante, a questo punto, la distinzione che il regolamento stesso sottolinea tra dati generati con intenzionalità e dati generati anche quando non vi è un’interazione dell’utente. A questo proposito, viene specificato che la definizione dovrebbe comprendere anche «[…] i dati generati dal prodotto connesso o dal servizio correlato durante i periodi di inattività dell’utente, ad esempio quando quest’ultimo sceglie di non utilizzare un prodotto connesso per un determinato periodo di tempo ma di tenerlo in modalità stand-by o addirittura spento, in quanto lo stato di un prodotto connesso o dei suoi componenti, ad esempio le batterie, può variare quando il prodotto connesso è in modalità stand-by o spento».

E ancora, il regolamento stabilisce che i dati messi a disposizione dovrebbero comprendere i pertinenti metadati, inclusi il contesto di base e la marca temporale. Questo perché «Tali dati sono potenzialmente preziosi per l’utente e sostengono l’innovazione e lo sviluppo di servizi digitali e di altro tipo per tutelare l’ambiente, la salute e l’economia circolare, anche agevolando la manutenzione e la riparazione dei prodotti connessi in questione. Per contro, le informazioni dedotte o ricavate da tali dati, che sono il risultato di ulteriori investimenti nell’attribuzione di valori o informazioni derivanti dai dati, in particolare mediante algoritmi proprietari complessi, compresi quelli appartenenti a un software proprietario, dovrebbero essere considerate escluse dall’ambito di applicazione del presente regolamento e, di conseguenza, non essere soggette all’obbligo del titolare dei dati di metterle a disposizione di un utente o di un destinatario dei dati, salvo diverso accordo tra l’utente e il titolare dei dati. Tali dati potrebbero comprendere in particolare le informazioni ricavate dall’integrazione dei sensori, che consente di dedurre o ricavare i dati da più sensori, raccolti nel prodotto connesso, utilizzando algoritmi proprietari complessi, e che potrebbero essere soggetti a diritti di proprietà intellettuale».

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